“Vinas Mora”, in croato, suona un po’ come “vini dal mare”. È la storia e l’avventura enologica di Niko e Kreso, che durante il primo lockdown hanno trovato rifugio a Primosten, sulla costa croata tra Split e Sibenik.

È lì che la conoscenza degli agricoltori locali e del territorio hanno rivelato le potenzialità di un terroir che per secoli è stato protagonista nella produzione di vino in Europa, ma che con il prevalere dell’economia turistica ha visto la coltivazione della vite sparire o diminuire fortemente. Ma non del tutto: ed è questa la base di partenza da cui Niko e Kreso, nel mondo del vino da diversi anni, per Vinas Mora: vigne coltivate al alberello, su un terreno che a volte sembra lunare, aspro, roccia viva.

La vigna è piantata in aiuole costruite a mano e ad arte dagli agricoltori locali, a macchia di leopardo: ognuna di queste contiene poche viti, da 2 a 6, con migliaia di piccoli clos sparsi per le colline di Primosten. Le condizioni climatiche sono estreme a loro volta: niente pioggia da maggio fino ad ottobre, molto asciutto ed estremamente ventoso. I trattamenti sono estremamente sporadici, a volte anche un unico trattamento all’anno, a giugno. 

Le piante hanno fino a 100 anni, e la resa è minima: le più vecchie restituiscono solo mezzo kg di uva per pianta, con una lenta saggezza. Tutto viene svolto a mano, gli interventi in cantina sono minimi: vini col mare davanti (e dentro).

Croazia

Primošten

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