Natalino del Prete è la storia dell’Alto Salento e del vino pugliese in generale. Da San Donaci, Natalino ha svolto e svolte un ruolo chiave per la viticoltura salentina e pugliese nel suo complesso.
Parlare di Natalino è parlare dei nostri esordi nel vino naturale: le prime fiere, le prime conoscenze, i primi produttori. Natalino era lì, presenza costante e rassicurante, con al suo fianco la figlia Mina a raccoglierne l’eredità, che ha segnato e segna una generazione di produttori pugliesi, tutti figli spirituali di Natalino.
L’idea di vino di Natalino e di Mina Del Prete si basa sulla convinzione che la qualità del vino dipenda strettamente dal rapporto tra l’uomo e il territorio: tutte le pratiche che l’uomo impiega per la produzione devono sempre avere la salvaguardia del territorio come punto fermo, inderogabile.
L’azienda si estende su undici sono gli ettari totali, dei quali sette condotti a vigneto e quattro impiantati a uliveto, il tutto diviso tra i comuni salentini di Guagnano e San Donaci, dove si trova la cantina.
È dal 1994 che Natalino non usa fertilizzanti, concimi o diserbanti tra i filari delle sue vigne, biologico ante litteram che ora è anche certificato. Le varietà sono quelle autoctone: Primitivo, Negramaro, Malvasia Nera, Aleatico, e qualche varietà internazionale.
Le uve, dopo la raccolta manuale, vengono portate in cantina, dove fermentano in modo spontaneo con i lieviti autoctoni: ogni pratica di cantina è volta ad esaltare il terroir dell’Alto Salento, sempre all’insegna del minimo intervento e della minima interferenza con i processi naturali.
